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In viaggio con la Costituzione per i diritti inviolabili

In viaggio con la Costituzione per i diritti inviolabili

costituzione

All’inizio del viaggio in dodici città italiane, in occasione del settantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, dopo l’approvazione alla fine del ’47 “a larghissima maggioranza”, del testo elaborato dall’Assemblea Costituente, non poteva forse esserci una scelta più emblematica che l’ospitalità nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano, devastata dai drammatici bombardamenti del conflitto mondiale e ancora oggi incompiuta a testimonianza della necessità di “ripudiare la guerra” e lavorare per la pace.

E’ un invito a rileggere, in relazione ai tempi che stiamo vivendo, almeno i primi dodici articoli dei “Principi fondamentali” per riscoprire i valori fondanti della convivenza civile e dei diritti di cittadinanza, dalla democrazia alla solidarietà, dall’eguaglianza al lavoro, dalle autonomie locali al decentramento amministrativo, dal rapporto fra lo Stato e la Chiesa alle minoranze linguistiche e alle confessioni religiose, dalla cultura e la ricerca alla tutela del paesaggio, dal diritto d’asilo alla “giustizia fra le Nazioni”.

Si tratta cioè di lasciarsi alle spalle le travagliate vicende dei maldestri tentativi di “riforma” della Costituzione che hanno alimentato polemiche e fratture fra i partiti e l’opinione pubblica, per una nuova stagione di rilancio dell’impegno delle Istituzioni e delle organizzazioni sociali e del volontariato, per affrontare le emergenze umanitarie della povertà, dell’occupazione, dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati.

L’esito negativo, ma tuttavia prevedibile, del referendum del Governo Renzi sull’abolizione delle Province e sul ridimensionamento del Senato, cosi come la precedente riscrittura del rapporto fra la Repubblica e le Regioni, le Province e i Comuni, che sta creando un contenzioso infinito fra lo Stato e gli Enti locali, rischiano di far accantonare la Costituzione e quindi di lasciare allo sbando la produzione legislativa in relazione alla coerenza con i principi ispiratori della riconciliazione nazionale e della democrazia costituzionale.

Per superare la crisi della politica e della partecipazione popolare alle scelte di superamento degli squilibri territoriali e delle ingiustizie sociali, la riscoperta della Carta Costituzionale, indispensabile alla coesione nazionale, diventa essenziale per l’equilibrio dei diritti e dei doveri, oltre che dei compiti delle pubbliche autorità e delle regole della convivenza in una società ormai “meticcia” con culture e religioni da armonizzare.

Si deve mettere ordine alle competenze dello Stato e delle Regioni sulle “materie concorrenti”, al fine di generare una sintonia fra gli interessi nazionali e le autonomie regionali, in un clima di collaborazione territoriale e di “federalismo solidale”, in alternativa alle rivendicazioni isolazionistiche che stanno affiorando con l’indizione di referendum popolari sull’uso egoistico delle risorse locali, nel disinteresse del dovere della condivisione e del riequilibrio al fine di una crescita armonizzata delle diverse realtà regionali.

Si resta intanto in attesa del varo di una nuova legge elettorale che superi finalmente l’attuale situazione di stallo e di squilibrio dei diversi sistemi di elezione dei deputati e dei senatori, in bilico fra proporzionale e maggioritario, alla ricerca di un equilibrio accettabile degli obiettivi concorrenti della rappresentanza e della governabilità, senza distorsioni con eventuali premi di maggioranza inaccettabili che escludano la presenza in Parlamento di forze politiche con adeguato consenso popolare.

La riscoperta della prima parte della Costituzione, con la speranza anche della revisione e dell’aggiornamento intelligente, ma non devastante, degli articoli sull’Ordinamento della Repubblica, può far riemergere i principi fondamentali, i diritti e i doveri dei cittadini, oltre che i rapporti economici e politici, per superare l’attuale crisi sociale, con l’aggancio naturale al riconoscimento del diritto al lavoro per il “progresso materiale o spirituale della società”.

Si devono inoltre “rimuovere gli ostacoli” che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, senza distinzione di lingua e religione, per affrontare insieme le sfide epocali, con particolare attenzione alla rivoluzione digitale e ai flussi migratori, che possono generare sconvolgimenti sul mercato del lavoro e tensioni nelle fasi dell’accoglienza e della realizzazione della coesione sociale.

Se la Costituzione italiana “è la più bella del mondo” come ha declamato Benigni in televisione, vanno recuperati gli insegnamenti dei Padri costituenti, da Dossetti a Lazzati, che invitavano ad attuarla con una legislazione coerente e nella realtà quotidiana, in contrasto con i tentativi di stravolgerla e di svalutarne il valore di ricostruzione della convivenza civile.

Il Convegno nazionale di studio delle Acli nazionali di Napoli “sull’umanità del lavoro nell’economia dei robot”, sembra aver centrato l’obiettivo sull’Italia “fondata sul lavoro”, con gli interventi di Bobba, Olivero e Rossini, che hanno parlato del futuro dei giovani, della radicale trasformazione dei processi produttivi, della tutela dei redditi dei lavoratori e delle persone più povere, del superamento dell’economia capitalista, della creazione di nuova occupazione, della formazione professionale e delle imprese sociali.

Ci auguriamo che il giro della Costituzione da Milano a Catania, Reggio Calabria, Bari, Cagliari, Aosta, Roma, Venezia, Firenze, Trieste, Assisi e Reggio Emilia, approdi anche nelle scuole italiane fra gli studenti, per favorire il coinvolgimento delle nuove generazioni nella costruzione di una società aperta alla ricerca e al dialogo, proiettata oltre i confini nazionali, in Europa e nella competizione internazionale.

Giovanni Garuti

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