Europe, Italy, Milan, Via Bernardino Luini, 5
+39.02.86.99.56.18
segreteria@aclilombardia.it

Domenica 18 dicembre 2022

Domenica 18 dicembre 2022

IV domenica di Avvento

Mt 1,18-24

Dal Vangelo secondo Matteo

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

COMMENTO DI DON CRISTIANO RE, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI BERGAMO

Mi pare di capire che le persone non dedichino più tanto tempo della loro quotidianità per sognare. Nonostante le buone intenzioni – condivise e proclamate durante i più brutti periodi del COVID-19 sul ritorno ai temi giusti e alle cose importanti, alle relazioni, alle cose essenziali – siamo ripartiti a settembre con le nostre tante corse, con la moltiplicazione ulteriore degli impegni e delle proposte, ci dobbiamo ingegnare per far andar bene le cose ancora più di prima, viviamo con il costante pensiero che si possa aggiungere qualche imprevisto, speriamo non troppo grave. 

In tutto questo è aumentata la necessità di prendersi cura delle relazioni che sembrano essere ancora più fragili e che ci richiedono tante energie sia per poterne gustare le enormi gioie che ci danno sia perché, quando non funzionano, ci prosciugano energie e cuore. 

Storie di tutti e di tutti i giorni. Lo sapevamo già che la vita non è un sogno, e lo sentiamo soprattutto quando ci accorgiamo che i progetti che avevamo in mente non si sono realizzati come ce li eravamo immaginati sia a causa delle nostre povertà, incompetenze e incapacità, sbadataggini o colpevoli inerzie, sia perché dobbiamo anche fare i conti con i progetti e le immaginazioni degli altri. I nostri sogni si ammalano quando lasciamo che il male abbia il sopravvento, quando ci guardiamo in intorno e ci rendiamo conto di quel che sta succedendo. 

Se penso a qualche storia di amico e amica che sta vivendo passaggi davvero difficili mi verrebbe da dire che a volte hanno più peso paure e incubi, piuttosto che i sogni. 

Credo sia per parlarci di questo che la liturgia, dopo averci parlato del conflitto interiore del Battista, ci presenti quello di Giuseppe, discendente di grandi sognatori di cui ci parla la Bibbia, di uomini che hanno fatto la storia del popolo d’Israele, spesso realizzando sogni grandi come la volontà di Dio. 

Anche Giuseppe come tutti aveva i suoi sogni, chissà, magari proprio perché discendente di re e profeti, ne aveva anche di più, o magari, più semplicemente, sognava quello che sognano tutti: un bel lavoro che ti permetta di vivere dignitosamente e magari anche con qualche agio, e una casa dove dar dimora e sicurezza a ciò che ti sta più a cuore.  

E poi, magari, spingendosi ancora più in là, dinamiche di vita un poco più giuste, un poco più capaci di mettere al centro l’uomo e le cose importanti e di non perdersi negli interessi personali. Ecco, tutti questi giusti sogni improvvisamente diventano un incubo. 

Quello della sua fidanzata rimasta incinta prima del matrimonio non si sa bene come, ma di certo non per causa sua, la delusione immensa che viene da un amore tradito, l’amore che poteva essere il più grande investimento della vita andato in fumo. L’incubo della vergogna, di cosa dirà la gente; ma soprattutto “adesso cosa bisogna fare?” Come si fa a tenere insieme il cuore e la ragione, l’amore, la delusione, la compassione, la paura, prendersi la responsabilità di lasciare la sua ragazza al suo triste e violento destino. Come si fa a tenere insieme tutto questo con “l’adempimento della giustizia?”. Ecco, mi affascina e sprona sempre pensare che Giuseppe è un uomo giusto, perché capace di essere più giusto della giustizia della legge. Capace della giustizia di Dio che è sempre fecondata dalla compassione vera, dal cuore che ti butta oltre l’ostacolo del male. Dal cuore che sa sopportare il male che gli è stato fatto per donare e ridonare la vita all’altro e, in questo, ricevere la propria vita pervasa dalla presenza eterna di Dio l’altissimo. Per chi è capace della stessa giustizia di Dio, anche quello che sembra essere l’incubo peggiore può trasformarsi nel sogno di Dio. È proprio in un sogno che gli viene rivelata quella che a mio parere è la parola più potente che Dio rivolge all’uomo: “Non temere, non temere Giuseppe”. 

Quello che Maria porta in grembo non è un figlio qualsiasi, è il Figlio della Promessa. 

Ed è la tua piccola fede-obbedienza di uomo che, mescolata all’azione misteriosa di Dio, rende possibile la promessa. La promessa è Dio che salva e si chiamerà Gesù, “Dio salva”. C’è un sogno più grande dei tuoi sogni, che ti chiede per realizzare i sogni, di avere un respiro più alto. Quello di Dio. 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Skip to content