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Povertà sanitaria: la situazione allarmante del nostro Paese

Povertà sanitaria: la situazione allarmante del nostro Paese

Articolo di Martino Troncatti – Presidente ACLI Lombardia APS – ripreso da INTERRIS.IT a cura di Christian Cabello

I recenti dati diffusi dall’Istat tracciano un quadro allarmante della situazione sanitaria nel nostro Paese: il 7,6% della popolazione ha rinunciato a curarsi, una percentuale in preoccupante aumento rispetto al 6,3% registrato nel 2019. A colpire in modo particolare è il dato secondo cui il 4,2% dei cittadini – circa 4,5 milioni di persone – ha dovuto rinunciare alle cure per motivi economici. Un numero che interroga profondamente le coscienze e che impone una riflessione seria e responsabile sullo stato del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, non può e non deve restare un principio astratto. Garantirne l’effettiva esigibilità per tutti i cittadini – indipendentemente dal reddito, dalla regione di residenza o dalla condizione sociale – è uno degli indicatori fondamentali della giustizia e della coesione di una società. Eppure, oggi, la salute rischia di diventare un bene di lusso per troppi cittadini.

Le cause della povertà sanitaria sono molteplici. A motivi strettamente economici, ovvero famiglie che non riescono a sostenere i costi di ticket, farmaci o visite specialistiche, si sommano le lunghe liste d’attesa, la carenza di personale medico e infermieristico, la disomogeneità territoriale dei servizi, e l’impossibilità per molti di spostarsi tra regioni per ricevere cure adeguate. A tutto ciò si aggiunge la crescente percezione di una sanità pubblica affaticata, non sempre in grado di rispondere tempestivamente ed efficacemente alle esigenze della popolazione. In questo contesto, è indispensabile riaffermare con forza la centralità della sanità pubblica come presidio di equità e tutela della dignità umana.

Non può esistere una società giusta se milioni di persone sono costrette a scegliere tra la spesa alimentare e una visita medica. Occorre investire con decisione nella rete dei servizi territoriali, valorizzare il personale sanitario, digitalizzare i processi, ma soprattutto ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure. La salute non può essere trattata come una merce. È un diritto, e come tale va garantito. In questo momento storico, investire nella sanità pubblica non è solo una scelta indispensabile, ma un dovere morale nei confronti delle generazioni presenti e future.

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