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Pellegrinaggio in Terrasanta

Pellegrinaggio in Terrasanta

di Luca Cimmino e Giovanna Grizzetti delle Acli Como APS

Il pellegrinaggio cristiano non richiede la presenza in un luogo fisico, dice Lorenzo Ravasini, una delle nostre guide. È nella preghiera e nell’eucaristia che possiamo trovare, in ogni luogo, l’incontro con Dio.

Il pellegrinaggio moderno non vive più neanche i pericoli e la spiritualità della strada. L’abbondanza di cibo e bevande ha fatto dimenticare il viatico del viandante per nutrirsi lungo il percorso.

Abbiamo avuto un’ottima preparazione, con incontri e letture, grazie all’organizzazione di Daniele Rocchetti e Martino Troncatti delle Acli di Lombardia.
In poche ore siamo stati catapultati dalle nostre case comode e tranquille e siamo atterrati in quello che i Crociati chiamavano l’Oltremare.

Passati dai grattacieli modernissimi di Tel Aviv attraverso la pianura intensamente coltivata della costa, siamo giunti a quello che non è un “posto”, ma più un avamposto dove tre religioni e due popoli si contendono il terreno palmo a palmo. Un territorio che si fatica a credere che possa mai essere stato la terra in cui, secondo le Sacre Scritture, vi scorre il latte e il miele.
Di certo è scorso tanto il sangue.

“Fauda” è il nome di una serie televisiva ambientata nella Terrasanta di oggi. In arabo significa “caos”. Non c’è descrizione migliore per il disorientamento che generano in noi la povertà estrema di certi quartieri di Gerusalemme, i nuovi insediamenti israeliani, i percorsi tortuosi che dividono gli uni dagli altri, i checkpoint uno dietro l’altro, la tristezza senza rimedio di ragazzi e le ragazze israeliane armati e in prima linea.

Il risvolto paradossale del muro che avvolge e divide come un serpente valli e villaggi è che chi sta vincendo si sente circondato e minacciato tanto quanto chi è vinto, come ben ha raccontato Suor Valentina Sala.
Dove prevale l’odio, un po’ di amore e letizia cristiane vengono dalle religiose che abbiamo incontrato e che hanno raccontato di come, tra mille diffidenze, i parenti dei caduti da entrambe le parti provino a riunirsi e a superare il dolore.

In questa terra dilaniata dall’odio, è quasi una fortuna che i cristiani siano una minoranza di scarsa rilevanza nel conflitto, ha detto Suor Maria Chiara Ferrari.
Così lo spirito missionario e di carità può meglio manifestarsi anche tra gli sputi dei vinti e l’indifferenza dei vincitori.

Sono pochi e sempre meno i cristiani, ha raccontato Monsignor Pizzaballa. L’un per cento della popolazione frammentato a sua volta in tredici chiese diverse. Anche tra israeliani e palestinesi le sette non si contano più. Seppur divisi e tra mille difficoltà, i cristiani mantengono però aperti i nostri luoghi sacri.

Ora possiamo rievocare la Natività, il Battesimo, la predicazione, l’Eucaristia e la Passione del Cristo contestualizzati nei luoghi in cui sono narrati. Riprese in mano, le Scritture rivelano realismo e coerenza. D’altra parte, sono state scritte per essere lette, ricorda Lorenzo, non solo a messa.
Comprendiamo com’è potuto vivere Gesù nel deserto, quanto ci volesse per spostarsi da un luogo all’altro, come abbiano sofferto gli ebrei a Masada, nella Diaspora fino al ritorno dopo la Shoah.

La Terrasanta è per noi più un luogo dello spirito che un punto sulla mappa. Cosa rappresenti per chi ci abita, è impossibile a dirsi. Il nostro sguardo non coglie che una divisione che genera infiniti decimali.
Senza le nostre guide Lorenzo e Daniele, senza Don Fabio Corazzina, senza gli esempi di fede che abbiamo incontrato e che ci vivono, visitarla sarebbe stato solo un comodo viaggio, non un pellegrinaggio.

Ringraziamo il cielo anche per il guasto senza conseguenze nel volo di ritorno, un piccolo richiamo ai pericoli veri degli antichi pellegrinaggi, quando si metteva seriamente a rischio la vita.
Aver visitato l’Oltremare è uno stimolo per riflettere e lascia, come si suol dire, più domande che risposte. Per questo val la pena di ritornarci.

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