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Il Vangelo è sempre una porta aperta

Il Vangelo è sempre una porta aperta

[Daniele Rocchetti, delegato regionale alla vita cristiana]

Un dialogo con Lorenzo Fazzini, nominato da poco direttore della Libreria Editrice Vaticana. Come “far parlare” persone e idee del mondo cattolico nella società di oggi

Il Vangelo è sempre una porta aperta. Viene in mente questo slogan quando si parla con Lorenzo Fazzini. Fino all’agosto scorso e per nove anni Fazzini è stato responsabile della EMI (Editrice Missionaria Italiana), una piccola ma agguerrita casa editrice del mondo cattolico che ha fatto conoscere al grande pubblico autori come Gael Giraud, Adrien Candard.  La EMI ha pubblicato numerosi di testi di Timothy Radcliffe e del cardinal Tagle e aperto numerose collane che hanno incrociato temi oltre il recinto ecclesiale. Poi una chiamata, di quelle importanti. Perché il nuovo impegno lo porterà ad occuparsi della LEV, la Libreria Editrice Vaticana, che tra le molte cose detiene a livello mondiale i diritti riguardanti le opere dei Papi.

E’ la prima volta che un laico occupa questo prestigioso incarico. Lorenzo, amico da lungo tempo, è sposato e padre di quattro figli. Collaboratore di Avvenire (nei mesi estivi suo, in prima pagina, l’articolo quotidiano della rubrica “Dio tra le righe”) e dell’Osservatore Romano. Traduttore e scrittore, Fazzini fa parte del Comitato editoriale del Salone Internazionale del libro di Torino come consulente per il settore religioso.
Sono certo che porterà nelle austere stanze romane la sua passione e la sua grande capacità di immaginare strade nuove per rendere possibile, pure in tempi come questi, l’incontro di idee e libri con i pensanti del nostro tempo.

Sei stato da poco nominato direttore della Libreria Editrice Vaticana. In cosa consisterà il tuo impegno?

Si tratta di guidare, dal punto di vista dei contenuti editoriali (temi, autori, argomenti, tematiche…) la casa editrice della Santa Sede, che si appresta a compiere i suoi 100 anni di vita (1926-2026). Tra i nostri compiti vi è quello di gestire i diritti d’autore a livello internazionale delle parole del Santo Padre, ovvero i suoi discorsi, i documenti magisteriali, i testi ufficiali, insomma tutto quello che è parola del Papa.

Al contempo siamo a servizio dei vari dicasteri e congregazioni della Santa Sede, pubblicando i loro documenti ufficiali o i testi che vogliono che siano messi in commercio per far conoscere le prese di posizione del Vaticano su determinati argomenti, come la salute, l’economia, il dialogo interreligioso… Al contempo, Lev è una casa editrice a tutti gli effetti che pubblica testi di spiritualità, di teologia, di saggistica religiosa, di devozione. Insomma, una pluralità di forme che cerca di mettere il libro a servizio della crescita culturale, umana e spirituale delle persone.

Mi ha colpito che nel post su Facebook del 23 agosto dove hai annunciato la nomina hai ringraziato i tuoi genitori. Con una dedica speciale a papà Fulvio…

Papà è mancato che io avevo 22 anni. Aveva “solo” 67 anni ed era appena diventato nonno. Era pronto per la meritata pensione, dopo una vita di sacrifici e fatiche: 9 figli, il lavoro dell’azienda artigianale in proprio, ma ahimè il destino ha deciso altrimenti. Papà era parte di una famiglia di 11 figli ed era andato a lavorare a 12 anni in bottega per fare forbici a Premana, in Valsassina, il paese di origine della nostra famiglia.

Pur avendo fatto tutta la vita da artigiano, ha comunque sempre coltivato una passione grande per la cultura, l’informazione e i giornali. Era bbonato ad Avvenire, ricordo ancora come, dopo pranzo, si mettesse sempre in poltrona a leggerlo avidamente. Da giovane aveva anche frequentato la scuola di teologia e, una volta cresciuto, amava discutere e interessarsi del mondo (da adulto era stato con dei missionari in Uganda a conoscere quella realtà). Ecco, in famiglia abbiamo appreso da lui la passione della cultura, dei libri, del crescere tramite la fatica di informarci e di farci un’opinione propria sulle faccende del mondo. A lui devo tantissimo, così come devo tanto tanto a mia mamma, casalinga, che ha sempre assecondato e sostenuto il mio percorso di studio e di lavoro.

Sei un laico e lavorerai con altri laici. Quale sguardo particolare hai rispetto all’incarico assegnato?

Credo che lo sguardo del laico sia un valore aggiunto quando si pensa e si lavora nel mondo della cultura e dell’editoria in ambito cattolico. Perché il laico quotidianamente si confronta con amici non credenti o poco praticanti, con persone che hanno un’opinione non favorevole alla Chiesa oppure con quanti sono diffidenti, in generale, verso le questioni religiose.

Ebbene, saper mettersi in ascolto di queste persone risulta più facile al laico che al prete, il quale “per professione” spesso raramente incontra persone “fuori” dal proprio giro. Quando si è a cena da amici, oppure a una festa di compleanno dei ragazzi, o a margine di una partita di basket dei propri figli, il discorso può cadere su fatti di cronaca o di costume inerenti alla religione. Anche grazie a questi discorsi la sensibilità verso le tematiche da affrontare dentro il mondo del libro si affina. Di conseguenza,  non può poi non tenere conto delle domande che vengono da chi è o vuole stare ai margini della Chiesa, perché lontano da Cristo non c’è nessuno!

Cosa ti sei portato dietro” dalla tua recente esperienza in EMI?

Beh, anzitutto la gratitudine verso la fiducia che la compagine societaria mi ha dato in questi nove anni, un periodo che è stato di grandissima crescita e ha scatenato fortissimi interessi in me. Per esempio, ho maturato una consapevolezza ecologica che prima non avevo! Lavorare a stretto contatto con i missionari e le missionarie mi ha fatto conoscere e incontrare persone e situazioni di eccezionale spessore e curiosità. Inoltre, la relativa “piccolezza” della casa editrice mi ha spinto ad aguzzare l’ingegno nell’escogitare nuove modalità e nuove piste con cui fare editoria missionaria. Per questo ho sempre pensato che una casa editrice deve essere un luogo di cultura “aperto”. Deve contaminare tradizioni e culture (il primo evento Emi lo feci con Micromega di Paolo Flores d’Arcais!), non ha timore reverenziale verso nessuno se e solo se punta ad una qualità del prodotto all’altezza del nome che porta.

Fare le cose per bene è stato un impeto che mi sono ritrovato sempre addosso quotidianamente. Il  messaggio missionario, infatti, aveva e ha bisogno (come quello cristiano del resto) di un “packaging” – mi si passi il termine – consono e adatto. Infine, il dialogo costante e ricercato con il mondo dei mass media ha permesso ad Emi di essere molto presente sugli organi di stampa. Ho cercato di rendere il più universale possibile il discorso missionario. Ho fatto di tutto perché quel discorso fosse inteso non in senso proselitistico o confessionale, ma come luogo in cui il cristianesimo diventa occasione di crescita umana e di compimento del desiderio di felicità.

Sei stato chiamato ad occuparti di un settore – quello dell’editoria cattolica – che più di altri pare attraversare un tempo di crisi…

Già, il mercato si sta stringendo e sembra che, per citare un libro, “nere nubi si addensano” sul futuro del libro religioso in Italia. Per contro, sono testimone diretto di come i grandi marchi editoriali guardino con spiccato interesse ad autori e tematiche religiose e prettamente spirituali. Quindi forse è necessario un esame di coscienza da parte degli operatori culturali dell’editoria cattolica: abbiamo valorizzato a fondo i talenti che ci sono stati affidati? Abbiamo fatto tutto il necessario per rendere attraente il messaggio cristiano tramite il libro? Ci siamo inventati nuove strade, posti, occasioni, incontri, modalità per cercare nuovi lettori? La nostra professionalità è stata all’altezza della sfida di portare il Vangelo in questo mondo, quello di adesso, non di trenta anni fa? A me sembra che ci siano ancora molti margini di lavoro e di impegno su cui poter lavorare.

Come pensi di mettere a disposizione le tue energie e su quali direzioni?

Beh, se il detto dice primum vivere, io aggiungo primum non fare danni!!! In seconda battuta vorrei poter portare un po’ dell’esperienza vissuta in Emi anche in ambito della Libreria editrice vaticana. Sopratutto, questo, nella scelta di autori e di tematiche che possano incidere nel dibattito pubblico contemporaneo. Il pensiero cristiano ha molto da dire oggi sulle grandi questioni, come l’ecologia e la crisi della democrazia. Può dire la sua sulla modernità e la ricerca spirituale, il dialogo tra le religioni e la ricerca di una pace faticosa ma necessaria. Ecco, mi piacerebbe portare quella creatività che ho provato ad abbozzare e percorrere in Editrice missionaria italiana. So molto bene che sono gli autori i veri artefici di una casa editrice, che diventa una cassa di risonanza del loro pensiero e della loro azione.

Che cosa ti auguri?

Anzitutto, di poter essere un marito e padre anche “a distanza”. La mia famiglia farà grandi sacrifici per questo mio nuovo incarico (mia moglie è medico e ho 4 figli, il più piccolo di 3 anni…). Ma ovviamente ad una richiesta che arriva dalla Santa Sede non si può dire di no… Mi auguro anche di restare sempre curioso e capace di entusiasmarmi dalle persone e dalle storie che incontro. Mi auguro, infine, di non sbagliare e di capire e imparare dagli sbagli fatti.

 

Una risposta.

  1. Valentino Gervasoni ha detto:

    La curiosità dell’esplorazione e della scoperta in questo importante ambito è una grande virtù

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