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I punti di contatto tra la Costituzione italiana e la Dottrina sociale della Chiesa

I punti di contatto tra la Costituzione italiana e la Dottrina sociale della Chiesa

Articolo di Bruno Di Giacomo Russo – componente di Presidenza Acli Lombardia APS con delega ai temi dell’educazione e formazione, riforme – ripreso da INTERRIS.IT a cura di Christian Cabello

La Costituzione della Repubblica Italiana non è soltanto un fondamento giuridico, ma anche un pilastro etico e spirituale della nostra convivenza civile. Essa rappresenta, in molti aspetti, un punto di incontro tra l’esperienza storica della Resistenza, il patrimonio culturale e umanistico del nostro Paese, e i valori universali della dignità della persona umana. Riconosco in essa numerosi punti di contatto con la dottrina sociale della Chiesa, a partire dal primato del bene comune e dalla centralità della persona. L’articolo 1, che proclama l’Italia una “Repubblica democratica fondata sul lavoro”, ci ricorda che ogni forma di organizzazione politica deve partire dalla persona e dalla sua capacità di partecipare attivamente alla costruzione della società. Il lavoro, in questa prospettiva, non è solo un mezzo economico, ma uno strumento di dignità e di coesione sociale. È una visione che risuona profondamente con quanto affermato dalla Chiesa nel corso del Novecento, in particolare nella Rerum Novarum e nella Laborem Exercens.

La democrazia delineata dalla nostra Carta è una democrazia sostanziale, non formale. Essa chiede non solo procedure e istituzioni, ma anche cultura, partecipazione e solidarietà. I diritti inviolabili dell’uomo (art. 2), la tutela delle minoranze linguistiche (art. 6), il diritto all’istruzione (art. 34), e la promozione del pluralismo politico (art. 49), sono espressione concreta di una visione dell’ordinamento che guarda alla giustizia sociale, alla pace e alla promozione integrale dell’uomo.

In tempi segnati da individualismo, crisi dei corpi intermedi e tentazioni autoritarie, riaffermare il valore della Costituzione significa rilanciare il senso della democrazia come vocazione collettiva. È un compito che spetta anzitutto ai cittadini, ma anche alle comunità religiose, chiamate a formare coscienze libere e responsabili. La fede cristiana, infatti, non è estranea alla vita pubblica, ma la illumina, chiedendo giustizia, dialogo, rispetto dei più deboli e promozione della pace. Educare alla Costituzione, come educare alla fede, è insegnare che la libertà ha bisogno di verità, e che la democrazia si alimenta di giustizia e fraternità. Solo così potremo costruire un’Italia più giusta, più umana, più conforme al sogno dei Padri costituenti — e, in fondo, al Vangelo.

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