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Domenica 30 maggio

Domenica 30 maggio

Santissima Trinità

(Mt 28, 16-20)

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io so­no con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

COMMENTO DI DON FRANCO TASSONE, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI PAVIA

A Pavia abbiamo il corpo di S. Agostino e per noi è quasi d’obbligo citarlo ad ogni grande festa, perciò inizierò con il ricordare a me e a voi: l’Amante, l’Amato e l’Amore, per esprimere il mistero della Trinità. Così introdotti nell’intimità stessa di Dio, Dio uno e trino, o Dio trino e uno come preferiva dire san Francesco. Il nome di Dio è fatto di tre parole: Padre, Figlio e Spirito Santo perché Dio è una famiglia di tre persone che vive d’amore e, amandosi, è infinitamente felice. Perché Dio è amore e Trinità: c’è chi ama e chi è amato. “Uno che ama colui che viene da lui, uno che ama colui da cui viene, e l’amore stesso” (S. Agostino).  Se in se stesso Dio è amore, dobbiamo riconoscere in Lui una pluralità di persone. Infatti il vero amore è orientato verso l’altro. Sorge e si sviluppa in una relazione da una persona ad un’altra. Questa Santissima Trinità non è chiusa in sé, irraggiungibile, ma è come una comunione di vita che di per sé tende ad espandersi e a raggiungere ogni realtà attraendola nel suo amore. È su questa attrazione amorosa che si fonda la possibilità della nostra salvezza: peccatori e deboli, non possiamo elevarci al di sopra della nostra condizione. Cristo prendendo su di sé il nostro peccato, la nostra debolezza, crea in noi una nuova personalità, ci rende figli di Dio. Proprio perché è stato realmente uomo come noi, può anche essere nostro mediatore; come sostiene Gianfranco Ravasi, proprio perché è Dio al pari di Dio, la sua mediazione raggiunge lo scopo mirato. Anche fuori di Dio nella creazione l’amore è movimento e forza: “l’eterno amore si espanse in nuovi amori” (Dante Alighieri). “La divina bontà è la ragione di tutto” (san Tommaso). “È l’amore che fa esistere” (Maurizio Blondel). “Le opere di Dio rivelano chi Egli è in se stesso; e, inversamente, il mistero del suo essere intimo illumina l’intelligenza di tutte le sue opere” (Catechismo n. 236). San Giustino ha questa frase: lodiamo il Creatore dell’universo per Gesù Cristo suo figlio, e lo Spirito Santo, perché ci ha dato la vita e tutti i suoi beni. La fede nella Trinità deve incarnarsi nella vita ed essere professata attraverso le relazioni di tutti i giorni; cioè dare testimonianza in favore della Trinità con una vita di relazioni limpide e generose. La vera fede nella Trinità, più che nei segni di croce, si esprime in questi gesti di amicizia che mettono in circolazione la comunione di amore del Padre, del Figlio e dello Spirito (Luigi Pozzoli). Il cristiano che crede nella Trinità si sforza di vivere questo mistero rigettando ogni egoismo, ogni ripiegamento su se stesso. Diventa l’immagine autentica di un Dio che è ‘comunità, relazione, comunione di persone’ (Alessandro Pronzato).

 

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