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Delfina Colombo: “Il volontariato fa riacquistare l’umanità alle persone”

Delfina Colombo: “Il volontariato fa riacquistare l’umanità alle persone”

L’intervista sulla condizione del volontariato in Lombardia all’avv. Delfina Colombo, vicepresidente delle Acli Lombardia con delega alle politiche di welfare e componente del consiglio regionale del Forum del Terzo Settore

Articolo ripreso da INTERRIS.IT – di Christian Cabello

Il volontariato è una risorsa fondamentale nella società contemporanea. Sono la prima risposta in caso di emergenze e rivestono un ruolo fondamentale per la vita e il sostentamento di attività centrali per le comunità, tra cui educazione, la cura e la tutela dell’ambiente.

I numeri del volontariato

In Italia, secondo gli ultimi dati dell’Istat, sono stati censiti oltre cinque milioni e cinquecentomila volontari, ossia il 9% della popolazione, un numero ragguardevole ma ancora lontano dalla media europea che, ad esempio nel Regno Unito si attesta attorno al 27%. Tra le regioni italiane, per estensione territoriale e numero di persone impegnate nel volontariato, spicca la Lombardia. Interris.it, in merito a questo tema, ha intervistato l’avv. Delfina Colombo, vicepresidente delle Acli Lombardia con delega alle politiche di welfare, presidente del patronato Acli di Milano e componente del direttivo del Forum del Terzo Settore per la Lombardia.

L’intervista

Qual è, secondo lei, la situazione del mondo del volontariato in Lombardia in base alla sua esperienza?

“La Lombardia si è sempre distinta per essere una regione virtuosa dal punto di vista del volontariato. Negli ultimi tempi si sta riscontrando una diminuzione del numero delle persone che donano la loro opera a titolo volontaristico. Questa evidenza, al livello nazionale, è stata data recentemente confermata anche dall’Istat che ha registrato la diminuzione di un milione di volontari rispetto allo scorso anno. Ciò si ripercuote anche nelle associazioni e nelle realtà lombarde, con un progressivo aumento dell’età media dei volontari e un allontanamento delle fasce giovanili dalle realtà storiche del volontariato che, invece, tendono ad avvicinarsi a realtà meno strutturate e più di impatto per periodi più brevi. Quindi, è in atto una trasformazione epocale del mondo del volontariato anche in Lombardia, la quale si è dimostrata una delle regioni con più presenza di volontari nel territorio. La riforma del Terzo Settore, di per sé, contrariamente a quelli che erano gli obiettivi, non ha agevolato la loro presenza perché, le piccole realtà associative, dove in genere sono più presenti i volontari perché nate dalle esigenze concrete dei territori, non hanno la strumentazione, la formazione e le competenze necessarie per far fronte agli adempimenti burocratici che la riforma ha posto in atto.”

In un’epoca di grandi cambiamenti storici e sociali come quella che stiamo vivendo quale deve essere, secondo lei, il ruolo del volontariato, in una regione come la Lombardia?

“A questo proposito cito sempre una bellissima frase di Zamagni, il padre dell’economia civile, il quale dice che ‘il volontariato non serve per aiutare gli altri, ma per cambiare il mondo.’ Si da al prossimo in piena gratuità, non perché ci si aspetti di ricevere qualcosa, ma perché l’altro saprà che deve donare quanto ha ricevuto ad uno ancora, creando così un circolo virtuoso che può cambiare la vita di molti nel mondo. Quindi, penso che, in questo frangente storico, in cui c’è una perdita generale di valori, non solo rispetto ai giovani, ma anche a una classe media che non ha più punti di riferimento a causa della caduta delle ideologie, il volontariato rappresenta una possibilità di recupero della dimensione di relazione che si è progressivamente persa a scapito di una prevalenza dell’io personale. Ciò, pur avendo creato delle personalità strutturate nelle persone, ha fatto perdere la capacità di relazione che, in fondo, è unica e indispensabile per creare dei contesti in grado di cambiare profondamente la vita delle persone.”

Papa Francesco, nella sua enciclica Laudato sì ci esorta a prenderci cura della nostra casa comune. In che modo i volontari possono svolgere questo compito?

“I volontari sono il fulcro di questa attenzione. La dimensione della Laudato sì è integrale. Prendersi cura della casa comune vuol dire affrontare questo umanesimo integrale che deve porre come origine il senso del fatto che tutto ci è stato dato, dobbiamo considerarlo un dono, facendo sì che tutto venga portato alle nuove generazioni senza essere sprecato. Il volontariato, per la sua dimensione più libera, può ribadire il senso della gratuità. Bisogna ridare senso al volontariato perché, spesso, fa riacquistare l’umanità alle persone. È però necessaria una formazione dei volontari per recuperare il senso dell’agire.”

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