Convegno “Una nuova primavera europea”

Una nuova primavera europea

l’apertura del convegno e l’intervento del presidente Armelloni

Si è tenuto il 21 marzo 2019, primo giorno di primavera, presso il Centro Congressi di Fondazione Cariplo il convegno “Una nuova primavera Europea”

Per sensibilizzare al voto per le Elezioni Europee del prossimo 26 maggio e promuovere un di approfondimento sul futuro dell’Unione e sul decisivo ruolo che possono assumere cittadinanza attiva e prospettiva ecumenica, il CEEP – Centro Ecumenico Europeo per la Pace, in collaborazione con ACLI Lombardia e il sostegno di Fondazione Cariplo, hanno organizzato un momento di incontro e confronto, nella forma del convegno aperto alla cittadinanza sul tema: Una nuova Primavera Europea ,il 21 marzo 2019, presso il Centro Congressi Fondazione Cariplo a Milano in via Romagnosi 8, dalle 9:30 alle 13:00.

All’incontro del 21 marzo hanno partecipato l’Arcivescovo di Milano Monsignor Mario Delpini, il Presidente del CEEP Gianbattista Armelloni; hanno offerto la loro testimonianza Giuseppe Guzzetti (Fondazione Cariplo), Ernesto Olivero (Serming); hanno dialogato sui temi caldi dell’agenda UE Alberto Quadro Curzio (Accademia dei Lincei), Silvano Petrosino (Università Cattolica di Milano), Guido Formigoni (IULM). L’iniziativa è stata coordinata dalla giornalista Annamaria Braccini.

A 2 mesi dall’appuntamento elettorale europeo e a 22 anni dalla Conferenza Europa: quadrare il cerchio realizzata su intuizione del Cardinale Martini, il Centro Ecumenico Europeo per la Pace ha  promosso il convegno Una nuova primavera europea presso il Centro Congressi Cariplo a Milano.


Il Presidente del CEEP, Giianbattista Armelloni, ha introdotto i lavori ricordando le parole di Martini sulla necessità di una formazione europea aperta perché il cuore del cerchio resta la persona, da cui la necessità della formazione culturale e spirituale, per evitare di essere travolti dalla dimensione istituzionale. Oggi è invece necessario, ha proseguito Armelloni, ritrovare la dimensione del sogno, oggi probabilmente assente dalle istituzioni europee, ma che invece è quella con cui possiamo portare i giovani a riappassionarsi all’Europa.


Presentato dalla moderatrice Annamaria Braccini, il Presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti ha evidenziato come l’inverno europeo si deve all’incapacità di mantenere fede all’insegnamento del Manifesto di Ventotene, ma anche a quello di San Benedetto, patrono dell’Europa, per cui oggi restiamo con ventisette diverse politiche sociali, fiscali, estere. I giovani che riempiono le piazze per la difesa del creato sono sicuramente portatori di speranza, ma c’è una responsabilità a cui le istituzioni non possono sottrarsi, se non vogliono deludere quello che oggi questi giovani chiedono agli adulti.


Segue Monsignor Delpini, Arcivescovo di Milano, che propone l’immagine dell’Europa come una ragazza adolescente, che dell’adolescenza ha alcune caratteristiche, come la consapevolezza di essere figlia di genitori imperfetti, o a volte l’eccessiva severità di giudizio, ma a cui oggi sembra mancare la capacità, anche se adolescente, di appassionarsi. Questo accade per tre diverse debolezze: della politica che spesso prende una parte per il tutto per sole logiche di consenso, delle Chiese che sono in pace fra loro ma poco capaci di incedere nella vita delle persone, della malattia che caratterizza alcune parole logore. Bisogna quindi ritornare a declinare queste parole nella realtà viva dei popoli: la centralità dei credenti, ma all’interno della comunità dei credenti; l’ecumenismo come incontro fra popoli, come rete di amicizie.


La prima metà della mattinata ha visto in conclusione l’intervento di Ernesto Olivero, fondatore dell’Arsenale della Pace, che ha anch’egli sottolineato l’importanza di tenere vivo il sogno e, insieme, di ascoltare, come europei, le grida di chi chiede il nostro aiuto, dentro e fuori dai nostri confini, far loro venir voglia di diventare cittadini europei, è così che si supera la crisi e si annuncia la primavera.


La seconda parte del convegno è iniziata con la relazione di Alberto Quadrio Curzio, Presidente emerito dell’Accademia nazionale dei Lincei, che ha ricordato due importanti passaggi di un passato recente quali la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2000 e il Gruppo di riflessione sulla dimensione culturale e spirituale dell’Europa (2002), iniziative entrambe fortemente volute dalla Presidenza Prodi. Oggi si rende necessario ricordare questi e altri documenti, diffonderli e, allo stesso tempo, rammentarsi che l’Europa è riuscita a rispondere alla crisi mondiale grazie all’assunzione di responsabilità di alcune sue figure istituzionali, ad esempio Mario Draghi, che in uno dei suoi ultimi discorsi ha evidenziato, appunto, come la vera morale non sia puramente ideale e astratta, ma capace di entrare in contatto con i problemi, risolvere le situazioni, quindi capace di compromesso.


Il professore Silvano Petrosino (Università Cattolica di Milano) ha invece focalizzato il suo intervento sul tema della sicurezza, che oggi è certo all’ordine del giorno e pretesto per politiche antieuropeiste. Certamente non si può vivere senza sicurezza, afferma Petrosino, ma c’è una sicurezza che impedisce di vivere da uomini ovvero che impedisce all’umano di esprimersi. L’Europa è invece nata quando ha superato la paura, non ha fatto della sicurezza il proprio idolo, perché intorno a un idolo, ricordiamocelo, si raccoglie sempre una scena di distruzione.


Nel chiudere questa seconda parte, Guido Formigoni, professore di Storia contemporanea presso la IULM di Milano, ha ripreso alcuni temi affrontati dai relatori precedenti. Andando anch’egli alla fase di nascita dell’Europa, Formigoni ha ricordato come la Dichiarazione Schumann fosse una risposta politica a un problema preciso, ovvero se e a che condizioni consentire una ricostruzione tedesca, quindi in perfetta coerenza con il giusto compromesso evocato da Draghi e con la necessità, ricordata da Monsignor Delpini e altri, che gli ideali si innestino e declinino nella vita delle persone. Se nel ’50 la sfida era il futuro della Germania, oggi la sfida è gestire la crisi della globalizzazione (che non è un dato di fatto, ma un progetto politico, una sorta di Nuovo Ordine come risposta alle diverse spinte centrifughe), con approccio diverso da quelli oggi adottati dagli USA di Trump (neostatalismo) o dall Cina (imperialista). In Europa stiamo assistendo al circolo vizioso tra la mancanza di leadership (quanto meno percepita) e le reazioni antieuropee tra la gente, con relativo consenso delle ipotesi sovraniste, che però sono le prime a essere consapevoli di non avere reali soluzioni al tema di quale ordine mondiale andare a costruire. L’Europa ha il dovere come potenza civile e la necessità, pena la propria implosione, di cambiare passo e proporre un approccio interno ed esterno basato sull’incontro delle differenze, su un modello sociale che sia sostenibile e aperto, perché resteremo sempre e comunque il continente delle differenze.


Le conclusioni del convegno sono affidate al Presidente Armelloni che si augura che l’incontro di oggi sia riuscito a ben rappresentare che cosa il Centro Ecumenico Europeo per la Pace è e vuole essere, ovvero uno spazio di pensiero, ricerca, confronto, anche sui fini, che, lo impariamo oggi, non sono scritti una volta per tutti, ma devono trovare nuova declinazione se vogliono continuare a essere validi per le giovani generazioni. Per significare l’impegno del Centro nel presente e nel prossimo futuro, difficile trovare parole migliori di quelle presenti nella Preghiera per l’Europa di Carlo Maria Martini, con cui si concludono i lavori.

breve sintesi dei lavori del convegno – Giuseppe Imbrogno

Per ulteriori informazioni sul progetto, sul Convegno e sul Flashmob si può consultare il sito www.stessabandiera.eu, i canali social Facebook, Twitter, Instagram

leggi l’articolo e gli approfondimenti sul sito Chiesa di Milano

guarda l’intervento di Mons. Mario Delpini