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Leonardo e la riscoperta dei Navigli a “Milano città d’acqua”

Leonardo e la riscoperta dei Navigli a “Milano città d’acqua”

– Articolo di Giovanni Garuti –

Le celebrazioni del quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci stanno coinvolgendo tutto il mondo e in particolare Milano per il famoso Cenacolo nella sala del refettorio di Santa Maria delle Grazie e per l’incompiuta Sala delle Asse al Castello sforzesco attualmente in fase di restauro, oltre che per i disegni e i progetti, raccolti nel Codice Atlantico, sul perfezionamento del sistema delle conche dei Navigli e delle vie d’acqua intorno alla città.

Il calendario degli eventi vinciani e delle iniziative pubbliche e private in continua evoluzione, ha consentito di avviare nuovi spazi di riflessione sul divenire della metropoli milanese e della vasta area geografica che la circonda, per il rilancio anche del “Progetto Navigli” che prevede il recupero dei corsi d’acqua cittadini, “in equilibrio fra le ragioni dell’economia, del lavoro e dell’ambiente” con il coinvolgimento della popolazione.

Con i laghi di Lombardia e i fiumi, dal Ticino all’Adda, l’Olona, il Seveso e il Lambro, i fontanili e le rogge, la rete dei canali dall’epoca romana e medievale, si è ramificata in epoche successive dai Navigli Grande e Pavese, la Cerchia interna e la Martesana, fino alla copertura dei corsi d’acqua negli anni ’30 per lasciare spazio all’avvio alla travolgente motorizzazione della mobilità urbana.

Per l’accresciuta sensibilità ambientale e la spinta ideale dell’enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune” di Papa Francesco, non è più utopistico immaginare ancora “Milano città d’acqua”, con la Darsena recuperata e rilanciata come porto urbano per i trasporti delle merci e il turismo ecologico sui Navigli e sui fiumi riscoperti e avviati a nuova vita per una città più vivibile, nella prospettiva della sognata navigabilità futura verso il mare.

Già, negli anni scorsi, le “Acli Ambiente Anni Verdi” avevano pubblicato un studio approfondito “Lungo i canali storici di Milano”, con una guida per immaginare un percorso nelle varie epoche della città quando la canalizzazione artificiale aveva consentito l’irrigazione delle campagne, i traffici commerciali e il viaggio dei blocchi di marmo per la costruzione del Duomo.

Da Cernusco a Gorla e Greco per la Martesana, con il Ponte delle Gabelle, la Conca del’Incoronata e il Laghetto di San Marco, la Cerchia dei Navigli da Porta Orientale alle Pusterle di Porta Tosa e Ludovica, la Conca di Viarenna, i Navigli Grande e Pavese, il Canale Villoresi, in un tour suggestivo e indimenticabile.

Ma è con il Convegno provinciale delle Acli Terra su “Leonardo e le acque milanesi”, promosso dai Circoli dell’Adda Martesana e di Villapizzone, con Orazio Reolon, Alessandro Cornaggia e Silvio Ziliotto, che si è riaperto il dibattito sulla realtà idrografica, sulla valorizzazione delle vie d’acqua lombarde e sulla rete dei Navigli, per il riuso e la riapertura dei canali e dei fiumi, la fertilizzazione delle aree agricole, la difesa dell’ambiente naturale e della qualità dell’aria e del suolo dagli inquinamenti del traffico urbano.

Le relazioni di Edo Bricchetti sull’acqua e il paesaggio, nei dipinti, nei disegni e nei progetti di Leonardo, e di Manuela Ogliadoro su Milano e la riscoperta dell’acqua, hanno fatto allargare lo sguardo sulla difesa del Pianeta, per un mondo più sostenibile e vivibile, con riferimento allo sviluppo integrale e alla salvaguardia del paesaggio dai cambiamenti climatici.

Se i ghiacciai si stanno sciogliendo e la terra si sta inaridendo, l’acqua diventa un bene prezioso e un irrinunciabile diritto di ogni uomo e popolo che va difeso e protetto, in sintonia con la crescente coscienza ecologica dei cittadini.

Gli studi approfonditi e la straordinaria “pittura” di Leonardo sulle bellezze della natura e sul paesaggio lombardo, con una specifica osservazione anche sul sistema idraulico del bacino milanese, hanno favorito l’evoluzione della rete idrica dei Navigli verso la città, la valorizzazione delle vie d’acqua per la fertilizzazione dei campi e lo sviluppo della navigabilità fra cascine e mulini, risaie, marcite e fontanili, nell’ottica della “meraviglia” per ogni roccia e pianta, erba e fiore, fonte e fiume.

C’e la scoperta di luoghi campestri, per monti e valli, alla ricerca di prospettive tridimensionali da dipingere sullo sfondo del Cenacolo o delle Madonne, con corsi d’acqua e giochi di luce, per armonizzare in un “sol sguardo”, scienza e natura, riflessione ed elaborazione.

La questione delle acque lombarde, dei laghi e dei fiumi, dei canali navigabili e della possibile riapertura dei Navigli milanesi, fra referendum e dibattiti sulla fattibilità e sui costi, affonda le sue radici nell’opera dei monaci dell’alto medioevo e si proietta dal Rinascimento al secolo scorso, con la creazione di beni ambientali e paesaggistici, da recuperare e rilanciare nel nuovo millennio, per salvaguardare la “memoria storica” e creare “nuovi scenari” di rigenerazione urbana e territoriale.

L’eredità dell’Expo, si aggancia al programma della Regione sul Sistema dei Navigli e del Comune con il Progetto Navigli per la valorizzazione turistica, ambientale e culturale, del sistema delle idrovie lombarde e dei canali navigabili milanesi, in un intreccio di proposte per il miglioramento della qualità dell’abitare e del vivere nell’area metropolitana.

La mobilitazione dei Circoli Acli sull’ambiente, è una opportunità per rilanciare l’attenzione sui luoghi dove si abita, sulle periferie e sui legami con le comunità locali, in relazione agli obiettivi di coinvolgimento dei cittadini nella difesa dei territori e delle condizioni di vita.                                                                                          

 

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