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Domenica 29 maggio 2022

Domenica 29 maggio 2022

ASCENSIONE

Lc 24,46-53

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

COMMENTO DI DON ALESSANDRO FRANZONI ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI MANTOVA

Il brano di questa domenica rappresenta la conclusione del Vangelo di Luca che, dopo aver presentato le ultime istruzioni date da Gesù agli apostoli, ne descrive l’ascensione al cielo. Luca rappresenta plasticamente questo momento che si svolge a Betania, villaggio vicino a Gerusalemme, ove “mentre [Gesù] li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi [gli apostoli] si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio” (Lc 24,51-52). Gesù si stacca dagli apostoli e “viene portato” su in cielo, dove la forma passiva del verbo sottintende che è il Padre a condurlo per mano.

La solennità dell’ascensione sottolinea la dimensione “verticale” della nostra fede, ossia il fatto che tutti siamo destinati a quel cielo verso il quale Cristo ascende, per sedere un giorno tutti in quel Regno dei cieli che sarà portato a compimento e dove vi sarà un pace definitiva. Dentro le dinamiche di ogni giorno, caratterizzate dalla precarietà e dalla fragilità, da fatiche e lotte e dalla temporalità, questa promessa di pace e gioia piene rappresenta per noi non soltanto una consolazione, ma la ragione della nostra speranza.

Inoltre questa verticalità ci ricorda che se i nostri piedi si impastano con la terra su cui viviamo, il nostro sguardo e il nostro cuore, come afferma San Paolo, devono cercare Dio e il suo amore come vera sorgente della nostra gioia: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3,1-2).

Il Vangelo si chiude con gli apostoli che ritornano a Gerusalemme, con gioia, lodando Dio. Il Signore è lassù e al contempo quaggiù, nella sua Parola, nel suo Spirito, nella sua Eucaristia, nei fratelli…

Ti chiediamo, o Signore, la grazia di fare della nostra vita una lode perenne a Te.

 

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