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Domenica 26 settembre

Domenica 26 settembre

XXVI domenica del tempo ordinario

(Mc 9,38-43.45.47-48)

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

COMMENTO DI DON ALFREDO SCARATTI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI BRESCIA

«Abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri».

Qualcuno, in nome e con la forza di Gesù, sta scacciando i demoni e compiendo miracoli anche se non è della loro comunità. E funziona. Questa è la realtà. Ma la mente non è pronta a questa novità: si innervosisce, si arrabbia e reagisce:

Non era dei nostri e glielo abbiamo impedito.

Ma chi sono i nostri? Chi sono gli altri?

Dopo duemila anni noi ragioniamo ancora con la categoria di appartenenza: «i nostri». È una malattia antica che non risparmia nessuno, da cui tutti ci dobbiamo proteggere: i discepoli di allora e di sempre, i partiti di oggi, le classi sociali, le chiese, le famiglie.

Di fronte a questo ‘discepolo’ sconosciuto, Gesù risponde: No! Non glielo impedite!

Non conta nulla una buona appartenenza ad un gruppo, ad una Chiesa, bensì un buon fare, perché ciascuno sarà riconosciuto dai suoi frutti e da nient’altro. Non siamo noi i proprietari, in esclusiva, dell’energia dello Spirito che può liberare il cuore degli uomini e delle donne di ogni tempo. Il dono dello Spirito non passa solo all’interno delle istituzioni, opera invece in modo inatteso, anche nelle realtà più lontane, più estranee e anonime della vita. Il bene è ovunque e chiunque può compierlo, fosse anche un estraneo, uno straniero, un diverso da noi per lingua, colore della pelle, religione. Questo sconosciuto che opera con la mano del Signore dovrebbe essere motivo di gratitudine immensa, di gioia, di festa, di lode, comunione e condivisione. Non accettare questa realtà, porta sempre a un unico risultato: la condanna, il conflitto, la separazione, la guerra. I discepoli già sono in guerra con chi non è della loro cerchia. Guerra e separazione all’interno, discutendo e polemizzando su chi è tra loro il più grande, guerra e separazione con l’esterno, vietando a questo figlio di Dio, di fare quello che lo Spirito gli stava ispirando. Guerra con gli uomini, guerra con lo Spirito Santo! Guerra, sempre guerra e opposizione per affrontare qualsiasi problema. Questo è regno di Satana, non è regno di Dio. Non ripetiamo l’errore di separare, dividere, escludere, alzare muri e steccati, di inventare confini e trincee, di dichiarare guerra all’altro, perché gli altri sono semplicemente esseri umani come noi, magari avversari o diversi, ma per chi si fa discepolo del Signore Gesù, non sono mai nemici da escludere e odiare.

Ma poi Gesù cambia tono, ha parole di estrema durezza proprio con i suoi discepoli, parole tremende.

«Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare». 

Scandalizzare significa “far cadere, far inciampare”.

Il male, ripete Gesù, è dentro di te, si è annidato nel tuo occhio, nella tua mano, nel tuo cuore. Secondo le parole di Gesù sarebbe preferibile che chi compie questo scandalo in modo deliberato e consapevole imparasse a nuotare bene, molto, molto bene, se vuole sopravvivere alla pietra di mulino e al mare. La soluzione? Non sta in una mano tagliata, ma sta in una mano convertita, in occhi e piedi convertiti.   E come cambiano? Facciamoci capaci di uno sguardo benevolo. Rendiamo le nostre mani capaci di miracoli di bontà, di tenerezza, di condivisione. Ognuno può individuare come si rende più umana e vivibile la propria famiglia, il posto di lavoro, il condominio, il quartiere. C’è bisogno di uomini e donne intelligenti, capaci, onesti, sinceri e profondamente umani. E scopriremo che: tutti sono dei nostri perché il mondo appartiene a chi lo sa rendere migliore, dentro e fuori la Chiesa. Tutti sono dei nostri perché seminano amore, custodiscono il creato, fanno crescere la dignità, il sorriso, la serenità, la giustizia, la verità, la pace.

 

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