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Domenica 14 agosto 2022

Domenica 14 agosto 2022

XX domenica del tempo ordinario

Lc 12,49-53

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

COMMENTO DI DON CRISTIANO RE, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI BERGAMO

Non è facile da ascoltare soprattutto di questi tempi, ma soprattutto credo non sia facile da accettare per quello che è. Anche Dio ha cose che gli stanno a cuore in modo vibrante, vivo, appassionato e anche mai risolto sino in fondo e quindi inquieto. Anche per lui ci sono tratti di fatica, di appassionata reazione, di faticosa resistenza e resilienza. Anche per Gesù si tratta sempre di avere capacità di vedere, sentire, accogliere e di rimettersi in cammino, senza dare mai per scontato che nella vita sia sempre necessario ridire i grandi valori e le cose importanti, mai date una volta per tutte e in un unico modo. C’è questo richiamo all’immagine del battesimo, richiamo alla necessità di immergersi nella vita, nella storia degli uomini e di Dio e lasciarsi attraversare dalla passione perché gli incontri siano veri, perché si possa fare la differenza, perché le cose importanti siano sempre capaci di bruciare dentro e rendere vivo e vibrante il tempo e lo spazio. Come mi capita di pensare spesso, ciò che brucia consuma e più arde più consuma. La passione per la vita, per quel pezzo di verità e giustizia che cerchiamo di accogliere e far nostro ci consuma, ci chiede di metterci la faccia ed è anche croce. Non si tratta di dire che la Fede ha a che fare necessariamente con la sofferenza e ben venga se in qualche modo la si può evitare, ma ugualmente di accogliere il sano principio di realtà che se davvero qualcosa ci sta a cuore, se davvero desideriamo raggiungere ciò che è più alto dei nostri piccoli interessi o dei nostri minuscoli e a volte meschini mondi, allora qualcosa ci dobbiamo mettere, qualcosa dobbiamo essere disposti a perderci. Magari davvero il dono più grande della vita è quello che nella quotidianità ci viene chiesto e che noi dobbiamo essere disposti a vivere nella Fede di chi sa che il dono fatto è dono ricevuto e moltiplicato. A volte il dono della vita è anche dire che non si è d’accordo, avere il coraggio profetico di chi ricorda ciò che lentamente si è andato dimenticando dentro al nostro assopimento di benestanti e benpensanti. Mi pare che il vangelo di oggi, ci ricordi il valore e la necessità della profezia. I profeti minacciano le false ideologie, le false teologie, le istituzioni che vogliono solo difendere il proprio prestigio. Senza bisogno di esibire o reclamare chissà quali mandati divini o chissà quali verità che pensiamo di possedere solo noi, il nostro essere cristianamente profetici si fondi sulla fraternità e passione per ogni uomo, sul non aver alcuna patria che non sia l’uomo, sul non avere alcuna passione che non sia quella per l’uomo ed in particolare per quello che è privato della sua umanità perchè privato dei suoi diritti.  

 

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